Viaggio in Albania - Scrittori albanesi

Le cronache di Marin Barleti riferiscono l'esistenza di annali già nel XIII secolo, che tuttavia non ci sono giunti, forse perché vennero distrutti durante la dominazione ottomana. Tra la metà del XVIII e la metà del XIX secolo si sviluppò la letteratura dei Bejtexhi (scrittori di versi). Nella seconda metà del XIX secolo e fino all'indipendenza nel 1912, la maggior parte degli scrittori era in esilio e la letteratura era concepita come servizio e sostegno per il popolo. Si sviluppa in modo particolare la poesia patriottica, che inneggia alla liberazione. Con la monarchia di re Zog, dopo la prima guerra mondiale si formano due distinte correnti letterarie. La prima si propone di denunciare i problemi del paese, come il latifondo. La seconda appoggiava il sistema politico-economico esistente. Nel 1939 l'Albania venne occupata dall'Italia e tema di molti testi letterari inneggiano alla lotta di liberazione contro l'occupante.  Nel secondo dopoguerra con la presa di potere da parte del partito comunista e di Enver Hoxha, si sviluppa il realismo socialista: scrittori e intellettuali sono chiamati a indottrinare le masse e la letteratura diventa uno strumento politico e gli oppositori finiscono nelle carceri. In questo contesto si muove la figura di Ismail Kadare che domina il panorama letterario albanese sin dal 1958.  

Autore: Ismail Kadare

Titolo: Il generale dell'armata morta

Edito da: Corbaccio

 

A vent'anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, un generale e un cappellano dell'esercito italiano vengono incaricati di ritrovare i resti dei soldati italiani caduti in Albania. La solennità della missione si infrange contro le difficoltà determinate da un clima ostile, da una terra aspra e dalla fierezza di un popolo per il quale sembra che la guerra sia una condizione di vita. Quando il generale sarà pronto a riportare in patria la sua "armata morta" si renderà conto di aver esumato, insieme ai poveri resti, ostilità e rancori di un popolo che sembra conservare l'atavico gusto di uccidere e di farsi uccidere.